Ricordo che quando ricevetti la telefonata dal responsabile “Premio Graziella Pagni” che mi nominava “giudice” dell’ Eyewear Design Award, mi lasciò senza parole, e tu che mi conosci, sai che questo è molto difficile mi succeda.
Io giudice di un premio importantissimo nel mondo dell’eyewear! Ne sarei stata all’altezza? Avrei fatto le scelte giuste? Io che professo il mantra “liberati dal giudizio” ogni giorno, avrei dovuto fare il giudice.
Dopo aver rimuginato a sufficienza e presa da un entusiasmo scoppiettante ho accettato di partecipare per due motivi:
- Perché ogni esperienza che fai ti permette di crescere, come persona e come professionista
- Perché non sai mai se riuscirai a fare qualcosa, se prima non la fai.
Le aziende partecipanti provengono da tutto il mondo, ho pensato a quanta creatività avrei visto servita su un piatto d’argento.
Entusiasta non vedevo l’ora arrivasse il 10 ottobre.
Ed eccomi qui al “Premio Graziella Pagni” nella veste di giudice.
Tre le categorie in gara: innovazione tecnologica, designer e fashion.
Il mio pensiero primario fu: “Con che criterio avrei votato?”
Certo, dovevo solo pensare a come mi approccio quando ho la fortuna di visitare una mostra d’arte.
ECCO COME FACCIO QUANDO VISITO UNA MOSTRA D’ARTE
Visito la mostra da sola, senza indicazioni tecniche specifiche, solo con il mio bagaglio di conoscenze e mi lascio trasportare dall’emozione del momento.
Cerco di non avere aspettative, di essere libera dal pregiudizio, che condizionerebbe la mia valutazione. Mi piace fare un gioco: scelgo l’opera d’arte che mi porterei a casa e la contemplo in silenzio.
Molte volte ho provato la sindrome di Stendhal e, non lo nego, mi sono commossa di fronte ad un’opera d’arte.
Ho pianto davanti al Cristo di Giotto, all’ Adorazione dei pastori di El Greco e pure di fronte alla Corona della Regina Isabella di Castiglia.
Poi faccio una seconda visita, durante la quale mi supporto di informazioni tecniche: seguo una guida e mi soffermo a guardare i particolari pittorici, il contesto storico e la varie influenze sociali e personali dell’artista che possono entrare in gioco nella produzione dell’opera.
La terza visita dell’esposizione mi permette di unire le due esperienze, di unire l’emozione alla ragione, la bellezza alla tecnica, il pensiero astratto alla concretezza dell’opera d’arte.
ECCO COSA HO FATTO GIOVEDI’ 10 OTTOBRE
Tutti gli occhiali in gara erano esposti in un tavolo, tutte le categorie assieme contraddistinte solo dal colore del numero loro assegnato, per cui è stato molto semplice dare uno sguardo d’insieme, per avere un’idea generale.
Ho valutato le singole categorie, mettendo in gioco tutte le mie competenze e attitudini.
Ho “giudicato” come un ottico, prima di tutto, vista la mia esperienza trentennale.
Poi mi sono concentrata sull’innovazione dei materiali e la tecnologia utilizzata nella costruzione delle montature in concorso, supportata da schede tecniche fornite dalle aziende partecipanti nella categorie innovazione tecnologica.
Sono stata attratta dall’innovazione apportata dalle stampanti in 3D, dai brevetti di cerniere in titanio, dai tagli laser, dall’uso combinato di materiali in apparenza estremamente diversi tra loro come l’alluminio e l’acetato di cellulosa.
Come faccio spesso, quando scelgo le montature che saranno nel mio negozio, le tocco, sfioro le aste, le accarezzo per sentire la finezza della lucidatura, cerco con il tatto la perfetta battuta delle aste.
Indosso le montature, per valutare il comfort della calzata, le tengo in equilibrio tra le dita per controllare il bilanciamento.
In un secondo momento ho fatto uscire l’esteta che c’è in me, curandomi solo del bello, in sé per sé, senza attribuire importanza ad altri aspetti, senza chiedermi se quello o l’altro occhiale potrebbe piacere alla mia clientela o se sarà facilmente proponibile a un pubblico internazionale o italiano.
Ho “giudicato” come un pittore, scegliendo abbinamenti di colori complementari, toni caldi e toni freddi, scegliendo accostamenti di materiali completamenti diversi o piacevolmente affini.
Ho scelto come consulente d’immagine, pensando ai trend delle tendenze future nel campo del beauty e degli accessori.
Ho pensato come avrebbero dovuto sentirsi le donne o gli uomini che, in cerca della loro identità stilistica, avrebbero indossato quelle meravigliose montature che si trovavano tra le mie mani o allineate sul tavolo.
IL DIFFICILE E’ STATO AVER SCELTO SCEVRA DA PREGIUDIZI
La verità in questa terra non esiste: i nostri giudizi sono solo punti di vista.
E’ stata un’esperienza pazzesca, di quelle che difficilmente potrò dimenticare. Ho pensato di condividerla con te perché mi sembra che fai un po’ parte della mia vita, visto che mi segui da molto tempo. Spero di averti fatto piacere e soprattutto di averti dato uno spunto semmai anche tu un giorno ti dovessi trovare nella mia situazione.
Il 20 ottobre prossimo scopriremo il vincitore del “Premio Graziella Pagni” per ogni singola categoria.
Sarà il risultato di esperienze e di pareri diversi.
Sono sicura che sarà di grande valore, perché il prestigio di una vittoria risiede anche nella grandezza degli avversari.
E in questo contesto il valore è il sicuro vincitore.
Ps: La premiazione dei vincitori avverrà contestualmente alla rassegna organizzata dall’Associazione Ottici Italiani “Maestro Ottici 2019” presso l’elegantissima cornice di Palazzo Borghese a Firenze nelle giornata del 20 Ottobre.
A presto con altre notizie
Ps: per avere maggiori informazioni sulla “prima consulenza d’immagine per occhiali” clicca sul pulsante “SCOPRI FOSKAP” , non esitare a contattarmi se hai domande da farmi, sono qui pronta a risponderti.
Ciao, Arianna.